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- Rassegna Stampa
- 24 Apr 2006
[…] Una compagnia di giovani musicisti e cantanti italiani di prim’ordine ha dato vita ad una serissima e, al tempo stesso, lieve e godibile interpretazione di quest’“Alarico il Baltha”, sorprendente, luccicante ed assai variegato melodramma di Agostino Steffani. In prima registrazione assoluta. […] Plauso alla produzione, per il coraggio di aver investito in nomi non di grido, ma in veri artisti, e ci riferiamo in particolar modo alla compagine canora, e aver promosso l’edizione integrale di un melodramma barocco, fatto, questo, estremamente raro. […] Notevoli le interpretazioni di tutti i cantanti, con una menzione speciale alle voci femminili, tutte, e al Pisone di Luca Casagrande. […].
[…] Scarlatti Camera Ensemble, orchestra italiana barocca di alto livello, e otto voci soliste di enorme interesse, e perché praticamente sconosciute, e perché di molto superiori a quelle che normalmente la discografia ci spaccia per “barocche”. […] L’Alarico androgino e vistosamente colorato di Stefania Maiardi […]. La passione di Maria Carla Curìa, Sabina . […] La purezza stilistica di Loretta Liberato e Won Mi Jung, rispettivamente nei ruoli di Semiamira e Placidia, la perfezione di Luca Casagrande nel ruolo di Pisone, e la divertente caricatura del servo gigione Lidoro di Marco Democratico. […]
[…] Quest’opera è un raro gioiello. Encomiabile la decisione di realizzarne l’edizione integrale (con pochi tagli nei recitativi, soprattutto del III Atto, cioè “a cose fatte”, per dire). […] Direzione ed interpreti giovani e poco noti, ma di livello sorprendentemente alto, sia dal punto di vista tecnico (e vocale), sia stilistico-interpretativo, evidentemente votati al barocco quasi impossibile (se reso a dovere) di Steffani. […] A parte i fasti dell’interpretazione del ruolo del protagonista, da parte del mezzosoprano Stefania Maiardi, non possiamo esimerci dal rimarcare la sublime eleganza e l’intelligenza delle interpretazioni di Loretta Liberato nei panni di Semiamira, di Won Mi Jung, soprano di tecnica raffinata, in quelli di Placidia, e di Luca Casagrande, baritono capace di stilizzazioni da manuale (fatto, questo, rarissimo nella stragrande maggioranza delle pesanti voci maschili che si cimentano con il barocco, e non dovrebbero). O il trasporto lirico-patetico di Maria Carla Curìa e di Lee Ji Young, rispettivamente Sabina e Honorio. […].
[…] Registrazione fantastica, piena d’infinite sfumature, con interpreti vocali, tutti italiani, di livello indiscutibilmente notevole. A dimostrare ancora una volta la superiorità delle nuove scuole musicali e vocali italiane su tutte le altre, se non dal punto di vista squisitamente tecnico, di certo da quello stilistico-interpretativo. Si tratta di giovani molto ben preparati. Noi troviamo rasenti la perfezione molti momenti di questo prezioso lavoro: l’incontro, nel I Atto, tra Semiamira e Placidia, due autentiche sovrane antiche, nelle interpretazioni di Loretta Liberato e Won Mi Jung; buona parte del II Atto, in particolare la bellissima “Il Viver è un’Ombra”, di Pisone, impersonato dall’elegantissimo baritono Luca Casagrande, dotato di un magnifico colore vocale e una tecnica assai evoluta, e il “lamento” di Sabina, profondamente commovente “Già cominci a farmi piangere” dalla magnifica voce di Maria Carla Curìa, soprano di spontaneità e slancio di grande naturalezza. E ancora: l’“aria di catene” di Semiamira, “Jo nacqui sfortunata”, capolavoro di tragica sofferenza espressa con somma delicatezza, e “Dove mai senza Riposo” di Placidia – ancora il contralto Loretta Liberato e il soprano Won Mi Jung – ; gran parte, infine, del III Atto, soprattutto i plastici recitativi di Pisone e le due arie – “Un Tiranno insuperabile”, uno dei momenti più alti dell’opera, ancora dalla voce di Luca Casagrande, e “Chi non impera al suo Voler” -, e il bel finale. […].
[…] Gran bel lavoro, con molti pregi […].
[…] Il Pisone di Luca Casarande è esemplare: per questo, e ruoli simili, non ci vogliono voci fisse, ma nemmeno troppo espanse, o di eccessivo peso specifico, prive della capacità di controllarsi e perfette per repertori differenti da quello barocco (ogni volta che voci del genere si cimentano con le preziosissime atmosfere sei-settecentesche si produce un effetto assolutamente ridicolo). Luca Casagrande riesce a mantenere un equilibrio ineffabile tra canto espanso ed esigenze belcantistiche, senza mai togliere nulla alla forza dell’interpretazione. Intonatissimo, riesce a dare un carattere diverso non solo ad ognuna delle arie del suo personaggio, ma ad ogni singolo recitativo, e a differenziare e connotare recitativi ed arie nelle loro peculiarità. Un vero stilista, di tecnica notevolmente evoluta, con, in più, un bellissimo colore vocale, inconsueto, che si stempera in infinite sfumature, e, a tratti, raggiunge livelli di purezza sonora inaudite nella maggioranza delle voci baritonali. […].
(International press – Translation by E. Pinzella)
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